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GORIZIA-NOVA GORICA: UNA CITTÀ UNITA E UNICA
La piccola Gerusalemme sull’Isonzo
La notte del 23 novembre 1943 con una retata nel ghetto cominciò la deportazione ad Auschwitz di 78 ebrei goriziani: tra questi Bruno Farber, di tre mesi. Solo due avrebbero fatto ritorno. Fu il colpo di grazia per la Comunità ebraica di Gorizia, annientata a 12 componenti, dai 201 nel 1938.
Gli ebrei a Gorizia sono documentati dal 1288: askenaziti (dall’Europa centrale), ma anche sefarditi (dalla Penisola iberica) o storiche famiglie italiane, rispettati e insediati ai piedi del Castello. Qui nella Cocevia fu istituito nel 1696 il primo ghetto di Gorizia, trasferito nel 1698 nella contrada di San Giovanni, dove è oggi via Ascoli.
A metà Ottocento Gorizia accoglieva più di trecento ebrei, su circa diecimila abitanti. Una presenza che lasciò un segno, con figure come Graziadio Isaia Ascoli, il linguista e glottologo che coniò il nome “Venezia Giulia”. Carolina Luzzatto, prima italiana a dirigere un quotidiano. Carlo Michelstaedter, poeta, pittore e filosofo suicidatosi a 23 anni, dopo aver lasciato ne La persuasione e la rettorica, tesi di laurea mai discussa, pagine tra le più profonde del pensiero del Novecento.
Molti luoghi di Gorizia testimoniano questa trascorsa presenza: la Cocevia con le sue angustie medioevali. La sinagoga con il Museo ebraico e il cancello di ferro battuto, forse già portone del ghetto. Il giardino dedicato a Bruno Farber. La casa di Ascoli nell’omonima via. Quella di Michelstaedter in piazza della Vittoria. Di fronte, nella famosa soffitta di casa Paternolli, Carlo dialogava in greco e latino con Enrico Mreule, immortalato da Claudio Magris nel romanzo Un altro mare, e Nino Paternolli, libraio, mecenate, alpinista, intellettuale, politico legato al Gruppo di azione di Piero Gobetti. Un luogo più di altri evoca con commozione questa Comunità: il dismesso cimitero ebraico di Rožna Dolina-Valdirose, del XVIII secolo, che custodisce lapidi molto più antiche e anche la tomba di Michelstaedter. Si trova in Slovenia, oltre il valico della Casa Rossa: a ricordarci il tempo senza confine della Contea d’Austria.
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