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GORIZIA-NOVA GORICA: UNA CITTÀ UNITA E UNICA
Quel confine dove cominciò a cadere
il Muro di Berlino
Dopo il 1947, mentre Gorizia curava le sue cicatrici e Nova Gorica costruiva il suo avvenire socialista, il confine separava le case dagli orti, lacerava famiglie e amicizie, violava i cimiteri, come accadde a Merna-Miren.
Sul piazzale Stazione Montesanto, oggi piazza della Transalpina, il filo spinato tra Italia e Jugoslavia era sorvegliato dalle guardie confinarie dei due Stati.
Molti parenti, divisi dal confine, non riuscirono a incontrarsi per anni.
Non mancarono fughe clandestine, anche con esiti drammatici.
Gli anni Cinquanta portarono i primi segni di disgelo, talora semplici scambi di parole sulla frontiera sorvegliata. Il 13 agosto 1950 capitò un fatto straordinario: il confine, eccezionalmente aperto per un giorno, fu attraversato da una folla festante. Parenti e amici si cercavano per riabbracciarsi. Gorizia aprì il suo cuore e i suoi negozi ai ritrovati fratelli, che fecero incetta di scope di saggina, irreperibili in Jugoslavia.
La giornata passò alla storia come la “domenica delle scope”.
Verso la metà degli anni Sessanta, sulla spinta di politici e cittadini illuminati, le giunte comunali di Gorizia e Nova Gorica, contro le disposizioni dei propri Stati, cominciarono a incontrarsi in clandestinità per risolvere insieme problemi comuni. Con la storica riunione del 17 novembre 1965 a Nova Gorica, furono protagonisti di questa svolta i sindaci delle due città: il democristiano Michele Martina e il comunista Joško Štrukelj, amici separati in gioventù dal “muro” di Gorizia.
Quella buona volontà non passò inosservata: nel 1967 il cancelliere della Repubblica Federale Tedesca, Willy Brand, invitò alla Kongresshalle di Berlino Michele Martina, per illustrare ai duemila delegati degli Stati Generali d’Europa, quanto due comunità divise ma vicine stavano facendo sul confine goriziano. Gorizia-Nova Gorica stava diventando un modello per l’Europa: il luogo dove cominciava a cadere il Muro di Berlino.
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