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PAESAGGI CULTURALI DEL GORIZIANO SENZA FRONTIERE
Carso-Kras:
guerra e Pace
Dove l’altopiano calcareo del Carso-Kras s’insinua a est nel territorio del Goriziano storico, i Balcani si fondono con la Mitteleuropa: emblematica Štanjel-San Daniele del Carso, patria del prosciutto carsico, con le sue arcaiche case di pietra raccolte intorno a villa Ferrari, creazione di Max Fabiani, allievo locale del viennese Otto Wagner.
Nel castello, la Galleria dedicata a Lojze Spacal ospita importanti opere di questo grande pittore e grafico, protagonista dell’avanguardia di frontiera.
Il Carso, con l’Isonzo, è stato il cuore della Prima guerra mondiale sul fronte italiano, dal 23 maggio 1915 alla Battaglia di Caporetto del 24 ottobre 1917. In una fascia larga un chilometro si fronteggiarono tre milioni di soldati di oltre dieci nazionalità: uno su cinque morti.
Testimoniano il massacro il Museo della Grande Guerra di Gorizia, il Museo del Sacrario e il Museo Multimediale della Grande Guerra di Redipuglia. Ma a ricordarlo sono soprattutto le ferite del paesaggio: postazioni, camminamenti, trincee, in luoghi della memoria come il Parco Tematico della Grande Guerra di Monfalcone o il Museo all’aperto del Monte San Michele e San Martino del Carso. Accanto a piccoli, toccanti cimiteri militari in Italia e Slovenia, molti austro-ungarici, il monumentale Sacrario di Redipuglia, con l’ossessiva reiterazione della parola “PRESENTE”, ci ricorda che qui sono sepolti 100.187 soldati italiani. Non lontano, alle porte di Gorizia, l’Ossario di Oslavia ne accoglie altri 57.741. Due “necropoli” di giovani soldati morti: quasi centomila senza nome, annientati dalla “inutile strage”.
Nel Carso la memoria della guerra convive con l’impegno per la Pace tra gli Uomini e i Popoli. Lo testimoniano l’Ara Pacis Mundi di Medea o il Parco Ungaretti di Sagrado, dove i versi del poeta-soldato elevano un inno alla fratellanza e la natura risorta esalta la molteplicità di questa terra. Qui il Carso odora di Adriatico e sul dolce Collio-Brda si stagliano le Alpi Giulie. Qui, dove convergono i paesaggi d’Europa, si spalancano orizzonti verso un’altra, possibile umanità.
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