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GORIZIA-NOVA GORICA: UNA CITTÀ UNITA E UNICA
Aquileia, la grande madre
del Mosaico goriziano
Lo spirito di Gorizia è profondamente legato alla vicina Aquileia, fondata dai Romani nel 181 a.C. e diventata con circa centomila abitanti metropoli strategica dell’Impero. Da Aquileia si dipartivano le strade a nord verso il Norico (Austria) e l’Europa centrale fino al Baltico, a oriente verso il limes danubiano, a sud verso la Dalmazia, collegando la civiltà greco-latina con gli odierni mondi germanico e slavo.
Dal porto fluviale sul Natissa le navi romane raggiungevano il vicino Adriatico, per poi solcare il Mediterraneo, dove si creò un asse marittimo con Alessandria d’Egitto: da qui fu introdotto il Cristianesimo, allora praticato ad Aquileia secondo il rito alessandrino di San Marco (non quello petrino di Roma!).
Con la sua vocazione agli scambi culturali, Aquileia diventò il principale centro di diffusione della nuova religione verso l’Europa centro-orientale. Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente e per gran parte del Medioevo, la provincia ecclesiastica retta dal Patriarca di Aquileia, secondo solo al Papa, fu tra le più estese d’Europa: dalla Lombardia fino alle porte della Pannonia (Ungheria occidentale).
Dal 1077 al 1420, il Patriarcato di Aquileia fu anche Principato del Sacro Romano Impero, la cosiddetta “Patria del Friuli”, con un potere temporale esteso su un vasto territorio. La soppressione del Patriarcato nel 1751 originò l’Arcidiocesi di Udine e l’Arcidiocesi di Gorizia: una duplice, significativa eredità spirituale e culturale.
Oggi Aquileia è un borgo di quattromila abitanti, che del glorioso passato conserva testimonianze diventate Patrimonio dell’Umanità Unesco.
La Basilica, tra le più antiche e importanti della Cristianità, racchiude il più esteso pavimento musivo di tutto l’Occidente, del IV secolo. Metafora artistica di quel Mosaico culturale che Gorizia ha ereditato da Aquileia mater.
Il legame del Goriziano con l’Egitto, nato ai tempi di Aquileia, permase nei secoli: emblematica la vicenda delle “Aleksandrinke”, giovani slovene dell’area di Prvačina che dal secondo Ottocento emigrarono in massa ad Alessandria, a servizio di ricche famiglie triestine e mitteleuropee lì stabilitesi per i lavori del Canale di Suez. Crebbe così una comunità slovena ad Alessandria d’Egitto che negli anni Trenta contava circa 4500 emigrati.
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