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GORIZIA-NOVA GORICA: UNA CITTÀ UNITA E UNICA
Una città sul confine,
Capitale europea della Cultura
Gorizia-Nova Gorica è una città unica in Europa. Non “di confine”, ma “sul confine”. Un confine mai esistito prima del Trattato di Parigi del 1947, quando Gorizia fu tagliata in due, con il centro e alcuni sobborghi rimasti all’Italia. Altri come San Pietro-Šempeter e Salcano-Solkan passati alla Jugoslavia, nella sfera del capoluogo Nova Gorica, “città modello” fondata dal nulla per compensare la perdita di un centro amministrativo.
Durante la guerra fredda il confine gravò come una “cortina di ferro” sui goriziani, imponendo il transito con la prepustnica (lasciapassare) come testimonia l’omonimo Museo del valico del Rafut in Italia, vicino al Museo del contrabbando in Slovenia.
Dal 21 dicembre 2007, con l’ingresso della Slovenia nell’Area Schengen, il confine è caduto. Ne restano, tuttavia, ricordi e suggestioni.
La piazza della Transalpina (trg Evrope in Slovenia), l’unica del Vecchio Continente condivisa da due Stati, evoca il fascino discreto dei viaggi nella Mitteleuropa agli inizi del Novecento.
La passerella di Solkan-Salcano è il passaggio più suggestivo della ciclopedonale transfrontaliera che collega Gorizia a Nova Gorica, l’Italia alla Slovenia. È spettacolarmente sospesa sull’Isonzo-Soča, che pochi metri più a valle segna il confine liquido tra i due Paesi con il suo drammatico flusso di memorie.
Non distante corre la strada del Sabotino o di Osimo a ricordo dello storico Trattato tra Italia e Jugoslavia del 1975: fu costruita a servizio della sola Jugoslavia, ma con un breve tratto in territorio italiano recintato per motivi di sicurezza.
Al confine sono legate storie incredibili come quella della contessa Lyduska de Nordis Hornik, amica di Sarah Churchill, che con il suo carisma e le sue influenze riuscì a far spostare la linea bianca del confine dalla sua proprietà, lasciata integra in Italia. Per poi chiudere la sua vita avventurosa in Kenya nel 2006, stregata come Karen Blixen dal mal d’Africa.
O quella dell’Ospedale psichiatrico dove cominciò la rivoluzione di Franco Basaglia, collocato proprio sulla frontiera tra Italia e Jugoslavia, con le fughe dei pazienti spesso bloccate dai graniciari, le guardie confinarie jugoslave.
Una storia ai confini della follia.
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